La complessità
L’OMS definisce la salute come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia“.
Questa definizione sintetizza efficacemente ciò che le scienze di base ormai hanno dimostrato da decenni, ossia che per approcciare in maniera seria e rigorosa le problematiche della salute non è sufficiente intervenire settorialmente per eliminare dei sintomi, serve un’ottica complessa.
IL TOTALE è SEMPRE LA
SOMMA DELLE SUE PARTI.
L’INTERO, NO.
Il termine “complesso” deriva dal latino plexumè, il nodo, l’intreccio, come quello di un tessuto o di un tappeto: non si può sbrogliare senza che si perda la sua stessa natura, la visione d’insieme che esso consente. Se infatti, di un tessuto, o di un tappeto, sciogliamo i nodi dell’intreccio ci rimarranno nelle mani i fili con cui è stato composto, ma avremo perso il disegno complessivo cui dava forma.
In quest’ottica il modo migliore per comprendere l’individuo, e preservarne quindi la salute, è considerare l’intreccio delle componenti genetiche, biochimiche, psicologiche e sociali che lo caratterizzano, perché solo così è possibile identificare i meccanismi che stanno alla base dei processi patologici, e superare la gestione esclusivamente sintomatologica del quadro clinico.