Le Scienze OMICHE

Dagli anni cinquanta a oggi, la biologia molecolare ha fatto enormi progressi. Watson e Crick, con la loro scoperta del DNA quale molecola portatrice dell’informazione genetica, hanno dato il via a una serie di progressi scientifici che hanno ora l’estensione omica.

Il termine omics (scienze omiche) si riferisce a tutte le discipline che hanno per oggetto di studio la caratterizzazione e la quantificazione di pool di molecole biologiche, al fine di delineare struttura, funzioni e dinamiche di un organismo.

La biologia molecolare, proprio attraverso le scienze omiche è destinata sempre più a dare alla clinica l’impronta che cerca: l’impronta del paziente, quella data dalla sua peculiare biologia e dalla biologia, unica, della sua malattia, a cui la clinica è chiamata a rispondere con una terapia sempre più personalizzata.

Le scienze omiche infatti, permettono di passare da un approccio “generalistico” a quell’approccio “individualizzato” che la medicina ha sempre ricercato e che risponde quindi in modo specifico alle esigenze del paziente e della sua patologia. L’unicità del paziente e, dunque, la necessaria calibrazione della cura sul singolo, trova nelle scienze omiche il fondamento scientifico e gli strumenti per una gestione clinica sempre più appropriata.

Questa forma di conoscenza, sempre più in grado di descrivere la complessità dell’organismo, diventa allora un utile strumento non solo per le scienze di base, ma per la clinica. La medicina traslazionale attinge dalle scienze omiche un patrimonio di conoscenze che permetterà di calibrare sempre più e sempre meglio la terapia sul singolo paziente, a partire da una più precisa conoscenza della sua patologia e della sua risposta clinica a livello molecolare. Genomica, Lipidomica e Metabolomica sono solo alcuni degli esempi di “spin off” delle scienze omiche che avranno per il clinico un’importanza crescente.

La medicina personalizzata, le target therapy sono il futuro della pratica clinica, ma per conoscere quell’unicità che caratterizza il singolo paziente, è necessario avere a disposizione quello sguardo d’insieme che ci dà il riferimento in cui collocare i concetti di normalità e di patologia. Il “tutto” a cui allude il suffisso omics, infatti, non è solo la totalità del patrimonio d’informazioni che DNA, RNA e proteine contengono, ma è anche la totalità delle interazioni funzionali stanno alla base dei processi metabolici cellulari e che determinano la differenza tra cellula e cellula o tra organismo e organismo.

Omico infine dovrebbe diventare anche il nostro modo di pensare: abbracciare in uno sguardo la totalità biologica del paziente, a partire dal più piccolo dettaglio molecolare fino allo sguardo epidemiologico che lo colloca nella realtà.

Tratto da M. Collotta Rivista_SIMG n.1 vol.25 2018

Nemutlu et al CMJ 2012