Z-Score

Il concetto di Z-SCORE, introdotto per la prima volta da Thatcher nel 1998 consiste nell’applicare una funzione statistica (gaussiana) all’analisi qEEG al fine di identificare di quanto i parametri misurati nelle varie aree cerebrali si discostano da dei valori medi di riferimento.

La distribuzione gaussiana è una distribuzione fondamentale che viene utilizzata in tutti gli ambiti scientifici; consiste nel confrontare il valore misurato con un valore medio atteso. La distanza tra il valore atteso e il valore effettivamente misurato è definita deviazioni standard.

Un’applicazione pratica che aiuta a comprendere il significato di questa analisi è per esempio il T-SCORE utilizzato in medicina per stabilire il grado di densità minerale ossea; la diagnosi che emerge è espressa proprio in funzione del numero di deviazioni standard (DS): T-SCORE < 1DS: normalità densità ossea; T-SCORE tra 1 e 2,5 DS: osteopenia; T-SCORE > 2,5 DS: osteoporosi.

Nel caso del qEEG il concetto di Z-SCORE esprime il confronto dei dati di un singolo cervello con quelli appartenenti a uno o più database normativi costituiti da migliaia di altri qEEG organizzati per età e sesso.
Per semplificare si può dire che il valore di Z-SCORE che emerge da questo confronto esprime quanto i parametri cerebrali misurati si discostano da quelli di un “cervello medio”.

È importante comprendere che uno Z-SCORE = 0 non significa “normale” in termini di intelligenza o abilità; riflette piuttosto il grado ottimale di flessibilità del singolo parametro analizzato. Più il valore si discosterà da 0 più il parametro analizzato può essere indentificato come statisticamente anomalo.

Partendo da questa traccia l’operatore deciderà come correlare i dati emersi in funzione della sintomatologia dichiarata e quindi come meglio impostare la terapia.

Fondamentale da sottolineare: non c’è alcun dubbio che la discriminante decisiva è la capacità del provider di analizzare e correlare tra loro l’enorme mole di dati che emerge da questi report, ma è altrettanto vero che questa “guida” riduce in maniera decisiva il margine di errore possibile. Fattore tutt’altro che trascurabile.

Questa tipologia di analisi, può essere utilizzata anche in “live” durante il training neurofeedback: nel corso della sessione, migliaia di Z-scores vengono monitorati in tempo reale e ogni volta che rientrano nel range “ottimale”, viene fornito il feedback. Più alto è il numero di Z-scores che entrano nella finestra ottimale, più intenso sarà il reward.

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